Est. 2022

Ritratti fotografici contemporanei

III. a. Storia

L'invenzione della fotografia, pur sconvolgendo l'arte e l'economia del ritratto dipinto, non portò alla sua scomparsa. La fotografia, nel suo primo secolo di esistenza, non ha potuto competere con la pittura nel formato e nel colore. Ha influenzato la nozione di somiglianza e ha evidenziato l'importanza dell'illuminazione, della prospettiva e del materiale utilizzato.


In un primo momento osserviamo la vicinanza tra alcune fotografie e i più classici ritratti dipinti. Poi l'arte della ritrattistica fotografica si è progressivamente liberata dal modello pittorico, inventando e affinando il proprio vocabolario e influenzando a sua volta il genere da cui si era staccata.


Con la fotografia siamo in grado di ottenere una rappresentazione della realtà indipendente dalla percezione umana. L'invenzione della fotografia determinò l'emergere della nozione di “oggettività” a metà del XIX secolo. Tuttavia, molto presto il fotografo Nadar, come l'insegnante di disegno Madame Cavé, ha notato quanto il ritratto, per essere ricevuto, debba essere più fedele alla percezione umana che alla fisica


I primi ritratti fotografici su dagherrotipo erano fissi e formali. Negli studi illuminati da luce indiretta per evitare ombre eccessive, i ritratti dovevano mantenere la posa per alcuni secondi, il collo fissato da un apposito supporto. Già nel 1842 Louis-Auguste Bisson realizzò quello di Honoré de Balzac, che considerava il processo magico e fu emulato. Seguendo il suo esempio, Théophile Gautier e Gérard de Nerval attribuirono qualcosa di soprannaturale al ritratto fotografico.

Robert Cornelius (1809–1893), un fotografo americano di origine olandese interessato alla chimica, stava lavorando per migliorare il dagherrotipo quando si fece un ritratto fuori dal negozio di famiglia, nell'ottobre 1839. Questa fotografia è sia il primo ritratto che il primo autoritratto fotografico:


Anche Henri Cartier-Bresson, Richard Avedon ed altri hanno lavorato a lungo sulla ritrattistica espressiva. Dal 1934, a Parigi, lo studio Harcourt ha immortalato molte personalità, perpetuando la tradizione della ritrattistica in studio.


Con l'evoluzione della tecnica, nel ritratto fotografico si afferma la nozione di "naturale", contrapposto ad "artificiale, messo in scena" che rimanda ad una tradizione pittorica. Mathew Brady immortala la vita quotidiana dei soldati durante la guerra civile americana. Nel 20° secolo, Dorothea Lange o Robert Doisneau hanno ampliato il campo d'azione del fotografo rappresentando persone semplici nella loro vita quotidiana.


La scelta della lunghezza della focale e della distanza di ripresa più adatte per scattare un ritratto ravvicinato, ha dato origine a molte regole e accorgimenti. René Bouillot espone la dottrina classica. “L'esagerazione della prospettiva data da un grandangolo diventa sgradevole e caricaturale quando si fa un ritratto”. Un grandangolo è un obiettivo la cui lunghezza focale è inferiore alla diagonale dell'immagine. La distanza minima è secondo questo principio almeno la diagonale presa sul soggetto; per un ritratto a mezzo busto inscritto in un rettangolo di 45 × 60 cm, è quindi 75 cm. Consiglia un obiettivo con una lunghezza focale doppia rispetto alla normale per un viso a pieno formato, che fornisce all'incirca la stessa distanza. Ritiene che la distanza minima sia di 3 metri.

Il ritratto contiene un certo elemento di idealizzazione. A questo contribuiscono trucco, illuminazione e messa in scena, ma anche l'editing delle immagini, utilizzato non solo per rimediare a difetti tecnici inosservati durante lo scatto, come ombre o riflessi, ma anche per trasformare l'aspetto del soggetto, rimuovendo le imperfezioni sino ad arrivare a modificarne le forme.


Molti fotografi collaborano con i propri modelli e li guidano verso la posa desiderata. L'obiettivo è dare loro fiducia e consentire loro di comprendere le aspettative fotografiche in termini di posa ed espressione. La direzione del/la modello/a è necessaria sia all'aperto che in studio e varia a seconda del progetto fotografico del fotografo e/o del/la modello/a.


Il ritratto contiene un certo elemento di idealizzazione. A questo contribuiscono trucco, illuminazione e messa in scena, ma anche l'editing delle immagini, utilizzato non solo per rimediare a difetti tecnici inosservati durante lo scatto, come ombre o riflessi, ma anche per trasformare l'aspetto del soggetto, rimuovendo le imperfezioni sino ad arrivare a modificarne le forme.


Molti fotografi collaborano con i propri modelli e li guidano verso la posa desiderata. L'obiettivo è dare loro fiducia e consentire loro di comprendere le aspettative fotografiche in termini di posa ed espressione. La direzione del/la modello/a è necessaria sia all'aperto che in studio e varia a seconda del progetto fotografico del fotografo e/o del/la modello/a.

III b. Grandi nomi

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